Monia, biologa nutrizionista e fautrice del metodo Happynotfatty, ci racconta quali sono i presupposti alla base dello stile di vita che si impegna a diffondere e in che modo aver rivoluzionato la sua esistenza ha rappresentato per lei una grande opportunità di felicità.
Prima che nascesse mio figlio, ero la ragazza con la valigia. Abitavo tra Cernusco sul Naviglio e Milano ma lavoravo in Emilia-Romagna nel marketing di un’azienda di strumenti per analisi di laboratorio. Viaggiavo spesso, in Italia e all’estero. Dopo la nascita del mio bimbo sono diventata improvvisamente molto più stanziale. Ho iniziato la libera professione per poter stare più vicina a lui. Ma non è stato facile.
Quali difficoltà hai dovuto affrontare? Quali sono stati invece i principali benefici?
Le difficoltà sono legate a reinventarsi un lavoro nuovo e partire da zero senza (o quasi) sapere come si fa. I vantaggi? La grande possibilità di decidere ritmi e modi di lavorare, la disponibilità di tempo per le recite del mio bambino e, perché no, poter andare un fine settimana al mare senza troppi problemi organizzativi.
Quali sono i momenti più gratificanti del tuo essere mamma?
La sera quando torno a casa e finalmente mi godo i suoi abbracci, le sue chiacchiere. Oggi, quando mi ha guardata dicendomi “mamma stai bene con questo vestito”. Vederlo felice che gioca. I sabati mattina sul divano a farci le coccole.
Ci descrivi un episodio piacevole trascorso con tuo figlio?
Lo scorso anno abbiamo concluso le vacanze (il papà era già tornato al lavoro) in una casa sul l’albero. Vedere il suo sguardo stupito è stato bellissimo.
Di recente hai pubblicato il tuo secondo libro dal titolo “La felicità fa dimagrire”. Quale idea intendi veicolare e perché ne consiglieresti la lettura?
In questo libro si propone un nuovo approccio al cibo per chi intende perdere peso senza trascurare il buonumore. Ci sono fondamenti scientifici alla base del mio metodo: nel cervello la fame e il piacere sono “vicini di casa” e se io vivo felice, dedicandomi alle mie passioni, ai miei hobby, alle emozioni che mi fanno battere il cuore, sarò meno impegnato a pensieri monotematici sul cibo. Perché lo consiglierei? Per iniziare a “pensare da magri”, cioè ad identificare i fattori emotivi che spingono a mangiare in maniera inconsapevole.
Pensi di poterti definire una “mamma in tour”?
Sono mamma in tour adesso, perché io e mio figlio facciamo la spola appena possibile tra Milano e Genova (dove abita il suo papà e c’è il fratellone), in futuro spero di essere ancora più in tour perché abbiamo in progetto (suo papà ed io lavoriamo a volte insieme, lui fa lo Chef) corsi itineranti di Nutrizione, benessere e cucina che possano includere il piccolino nei viaggi.